Mercoledì, la serie Netflix firmata da Tim Burton

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Credo che non ci sia in giro nessuno che non abbia visto Mercoledì, la serie Netflix dedicata alla piccola della Famiglia Addams e firmata da Tim Burton.

Miss Simpatia 2022 finisce in una scuola per mostri dopo aver messo un paio di sacchi di pirana nella piscina dove si sciacquano i bulli di un liceo intitolato a Nancy Reagan.

E fin qui niente di che stupirsi: chi è che non punirebbe i tradizionali imbecilli presenti in ogni scuola con una bella amputazione testicolare a cura di pesci carnivori? (Non siate timidi/e: è il sogno di chiunque).

Ad ogni modo: nella scuola dei mostri, che per l’occasione e per non finire nel metoo dei disadattati vengono definiti “reietti” o “strambi”, ci sono le sirene, gente senza faccia, uomini/donne lupo, altri indefinibili.

E così arriva Miss Simpatia, che finisce in camera con una ragazzina vestita sempre di rosa, quando non è caduta nell’armadio di Liberace al buio, e che vorrebbe tanto trasformarsi in un lupo mannaro (americano in America).

La location è proprio addamsiana. Quindi burtoniana alla decima: ci sono le scale, le stanze segrete, Edgar Allan Poe che si sposta al suono dello schioccar delle dita (taratatà clic clic taratatà clic clic), labirinti, case infestate, case disinfestate, ruderi bruciati e boschi. E un autunno perenne con ambientazioni di pura meraviglia. Pura meraviglia, all together now.

Ma, come nelle migliori tradizioni del gotico, c’è il morto, il mostro vero (non quelli da copertina della scuola) e lo sceriffo che sembra scemo, all’inizio, ma poi tutto sommato dai…

Così Miss Simpatia, fra un flirt, un caffè quadruplo (alla faccia della gastrite) e una festina cucinata in salsa Carrie (con ballo squallore annesso: dai, ammettetelo, sta manfrina della Wednesday Dance è buona solo per rompere un po’ la monotonia di una vita agra, trascorsa a pascolare le vacche camminando nel letame), cerca di scoprire la verità, in un intrico di sotto trame, angoli ciechi e numerose cose buone nascoste e infilate qui e là.

La mano di Burton, quando dirige, si avverte appena appena ma è comunque un bonus, nella serie. Che, invero, è piuttosto buona, con poca altalena in meglio o in peggio. Oltretutto ci si mette pure una struttura non lineare, che porta il racconto un po’ nella commedia teen, un po’ nell’horror (come piace a Burton, con le resurrezioni, le mani stropicciate di Frankenweeniestein, il parafernalia tana/tera-tologico delle torture per celia, etc), un po’ nel thriller, un po’ nel fantastico e nel gotico.

Mercoledì, la serie di Netflix, è un discreto calderone, che può piacere a tutti senza dispiacere davvero a nessuno, a meno che non si parta dal presupposto e con i pregiudizi comuni che si portano dietro le produzioni ad ampio spettro delle piattaforme.

Detto ciò, in post scriptum, in punta di piedi e senza voler per forza fare il ditino maestrino, che stuzzica e brematura: Harry Potter c’entra come i cavoli a merenda e non basta mettere un po’ di stramboni in una scuola per entrare nel mondo della Rowling.

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