Allora. La questione è questa. Hai presente lo stereotipo nella sua quintessenza? Qui te lo trovi sbattuto in faccia come uno dei pesci che i Monty Python usavano nella gag della Fish-Slapping Dance. E siccome questa serie è ambientata a Bari, il tutto finisce pure come quello sketch: in acqua.
Andiamo con ordine:
Le Indagini di Lolita Lobosco su Raiplay
1 – Investigatore: si. Qui in più è donna, solitaria, libertina, con un passato misterioso e oscuro (non precisamente lei ma vedremo), con un amore che non si risolve ad abbracciare, con una certa veemenza nel trattare i suoi sottoposti, con questo atteggiamento da flirt continuo, desideratissima e via andare
2 – Caso da risolvere: si. In ogni puntata succede qualcosa di delittuoso che l’investigatrice deve risolvere. Come in ogni serie italiana che si rispetti, il caso occupa però una frazione piuttosto scarsa della trama: diciamo un terzo del tutto?
3 – La squadra: si. Qui la squadra dell’investigatrice è trina: c’è lei; c’è il suo immediato sottoposto, onnisciente e tormentato dalla famiglia; c’è l’ultima ruota del carro, quello con cui se la prendono tutti e che occupa anche la linea comica della serie, che ha una morosa anche lei in polizia nel comparto meccanico e che lo vuol trascinare lontano da una madre insopportabilmente “del sud”, tutta moine, cibi pesanti e scoglio a cui si attacca il figlio cozza.
4 – Famiglia dell’investigatore: si. Sono rimaste in tre (madre e due sorelle) dopo la morte del padre. Morte misteriosa di un uomo comunque colluso con la piccola malavita del porto di Bari. La madre di lei è poco impicciona ma molto frizzante, la sorella di lei è separata con due figli. All’interno di questo nucleo narrativo si sviluppano le trame più leggere e divertenti. Per soprammercato c’è anche il giovane fidanzato (fra i due attori ballano 20 anni di differenza puliti puliti, e si notano tutti…).
5 – Amica/o dell’investigatore: si. In questo caso è un pm (?) la quale si divide fra un marito e un amante, occupa la casa della protagonista per spassarsela con il moroso. Fra di loro parlano sostanzialmente solo di sesso. Questa è la parte della trama in cui ci si rivolge a un pubblico smaliziato, da prima serata birichina e borghese: ma si dai, cosa vuoi che sia, un amante giovane è sempre meglio che un brutto divorzio. Etc etc.
6 – Location: si. Ogni inquadratura della città è un richiamo patinato al turista.
7 – Dialoghi frizzanti: si. Ogni scena si apre o si chiude con una battuta, un lazzo, una piccola gag verbale che si dimentica in fretta ma che porta alla situazione successiva con disinvolta freschezza.
8 – Attori/attrici cani/cagne: si, a profusione. Nella prima puntata della seconda stagione, ora in programmazione, ci sono almeno due attori/attrici che sembrano presi dalla scuola di recitazione di Don Peppuccio di Sinigulfo: sguardo in macchina trucibaldo, battute ben pronunciate a favore di chissà che, pause… porca la peppa (pig).
9 – Situazioni di non detto: eccome no? Fra la protagonista e l’aiutante, da sempre innamorato di lei (vedi sopra), fra l’agente e la morosa, fra la madre e la figlia, fra il questore e il vice questore, fra questo e quello…
10 – Sotto trama lunga che occupa tutta la stagione: si. Nell’ultima inquadratura, oltre al mistero della morte del padre che si trascinano dalla stagione 1, appare un soggetto che guarda la notte di Bari inoltrarsi nel giorno seguente. Con sguardo languido e battuta tranchant. Vuoi mai che il pubblico ci caschi?
In soldoni?
Il perfetto manuale per la serie regina del dopocena. Buona visione. Burp.
Ps. a chiarimento: è una perfetta visione da dopocena stando senza troppi pensieri. Quindi può essere un burp di soddisfazione o di disperata rassegnazione. A seconda.