All’America piaceva la Transnistria libera

Questo fu l’ultimo articolo che pubblicai per il sabatoseraonline.it. Nei miei archivi è datato 25 maggio 2009. Quattro giorni dopo nacque mia figlia, il mio interesse per quella curiosa regione irredentista scemò rapidamente. Rispetto a quanto scrivevo a quei tempi, oggi è tutto bloccato. Nel 2011 avvenne il “5+2 talks” (Transnistria, Moldavia, Ucraina, Russia and OSCE, a cui si aggiunsero Stati Uniti e Unione Europea) a Vienna, per discutere l’annessione della Regione alla Federazione russa. Il fatto che anche nel 2014 ci abbiano riprovato, significa che neppure quella volta riuscirono a tornare sotto Mosca.

 

negozio di liquori in RussiaÈ di un paio di giorni fa (maggio 2009, ndr) la notizia, che ha del clamoroso, di un contatto avvenuto fra una delegazione del Dipartimento di Stato statunitense con il ministro degli affari esteri Transnistriano Vladimir Yastrebchak. Con lui, a dargli man forte nello storico incontro, anche il suo vice Sergey Simonenko e il vice ministro della sanità Svetlana Arkadyeva.

Che i rapporti fra uno degli ultimi Paesi realmente sovietici e gli Stati Uniti non avessero i toni della “guerra fredda” era stato abbondantemente chiarito dalla presenza delle icone adolescenziali americane nelle camerette dei giovani di Tiraspol. Qui però siamo ad una possibile svolta nei rapporti internazionali della piccola Repubblica indipendentista moldava. Il Dipartimento di Stato americano starebbe infatti pensando di allargare i suo progetti di orientamento sociale anche alla regione sulle rive del fiume Dniester. Ad affermarlo è stato il capo della delegazione, Daniel Rosenblum, durante la sua visita a Tiraspol assieme ai rappresentanti della USAID, l’agenzia governativa americana per lo sviluppo internazionale.

Fattostà che, improvvisamente, la Transnistria ottiene un riconoscimento internazionale tanto inatteso quanto provvidenziale. Gli ex-nemici giurati dell’URSS pronti a convertirsi al genio irredentista del gran capo Smirnov. L’idea di Daniel Rosenblum sarebbe quella di intervenire direttamente sulla regione, superando la mediazione moldava, per migliorare e rafforzare le strutture sociali già esistenti in Transnistria.

Grande soddisfazione si legge nelle parole dei dignitari di Tiraspol dopo questo incontro. In particolare Yastrebchak ha fatto presente che “a volte il 50% dei fondi  che le organizzazioni internazionali mandano nella regione del Dniester si bloccano in Moldavia. Non è giusto. Questo diminuisce sensibilmente l’efficienza dei programmi preparati dagli sponsor stranieri”.

Per ora è questione di soldi, ma il passo verso un riconoscimento che non sia solo di “ironico sfottò” è stato compiuto.

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