La libertà in Transnistria non è un’opinione

(Pubblicata per la prima su sabatoseraonline.it il 10 marzo 2009)

Elettori alla cabina per il votoSignore e signori che ci leggete, non scherziamo. Alzi la mano lo sporco reazionario che, leggendo la nostra prima finestra sulla Transnistria, ha pensato che nel paese che sorge sulle rive del fiume Nistro la libertà possa essere messa in discussione da qualche vecchio rimasuglio del comunismo sovietico. Chiariamo subito le cose. Nello stato del presidentissimo Igor Nikolaevic Smirnov si sta bene, la gente è contenta e i turisti comprerebbero casa lì per poterci tornare ad ogni occasione possibile.

Prima di noi illustri personaggi, che hanno avuto occasione di visitare l’allegro staterello adagiato fra Ucraina e Moldavia, ne hanno scritto un gran bene. Partendo proprio dalla confinante Repubblica guidata da Vladimir Voronin, l’osservatore del British Helsinki Human Rights Group, in visita durante le elezioni nel 2005 ha detto che la Transnistria “è uno stato maggiormente coeso, sia dal punto di vista sociale sia da quello economico, rispetto alla più ampia, vicina, Moldavia. Uno stato fallimentare se mai ce n’è stato uno (e qui le parole dell’Osservatore Ufficiale potrebbero essere fraintese: a chi starà rivolgendo questa inquietante dichiarazione? ndr). La ragione di questa divergenza negli standard di vita risiede nel fatto che i transnistriani hanno mostrato una maggior attenzione nell’avvicinarsi alla liberalizzazione, mantenendo molti dei benefici sociali che esistevano sotto il comunismo. Comparata ai suoi vicini, la Transnistria è come la Riviera”. Vale a dire un sacco di ristoranti e negozi aperti nella capitale, Tiraspol, nuove strade e la possibilità per gli abitanti dello stato di affrontare i costi di una cena fuori casa o un cafferino al bar in pausa pranzo.

Se però ancora qualche dubbio questo anonimo Osservatore Internazionale ce lo ha lasciato, passiamo la parola all’inviato dell’Independent a Mosca Shaun Walker (per chiarezza, non è il neonazista in carcere per violazione dei diritti umani). Il giornalista, in un articolo scritto per il sito Russia Profile, racconta che “i ragazzi e le ragazze ricoprono i loro muri non con i ritratti del presidente, bensì con quelli di Britney Spears e di Justin Timberlake”. Viene in mente la vignetta italiana che recitava “nella solitudine dell’urna Dio ti vede, Stalin no”. Con l’inquietante differenza che qui, a leggerti nell’anima contrapposti al prode Smirnov, sono due giovinastri americani ricchi sfondati per aver canticchiato cretinate ricoperti di lustrini. Fortunatamente, l’articolo prosegue raccontando quanto sia varia e sfaccendata la vita in Transnistria. “Nei cinema si proiettano le primizie occidentali e il vasto numero di targhe transnistriane sulle strade di Odessa testimoniano come sia facile per la gente entrare ed uscire dai confini in modo libero”. Il solito burlone potrebbe obiettare che è tanto facile per loro andare nella città ucraina forse perchè non ci sono confini “reali” da attraversare visto che la Transnistria, ufficialmente, non esiste. Ma è un’obiezione biricchina, e lui lo sa! La libertà del popolo di Tiraspol sta proprio qui, nel non aver barriere alla propria fantasia.

E se non siete ancora paghi di quest’aria occidentale e à la page, ci viene in aiuto The guardian che, in un articolo del 2005, riporta i progressi compiuti dall’ultimo stato confusamente comunista rimasto in Europa. “I ragazzini giocano con i videogames occidentali: Tomb Raider, Tank Racer. I negozi sulla Via 25 ottobre sono pieni di Adidas e i fast food sono decorati da enormi fotografie di grattacieli americani”. Fortunatamente anche l’Italia la fa da padrona in questo trionfo dell’”ecumenismo” comunista-capitalista. “All’hotel Timoty – continua il giornalista inglese –, la receptionist, di nome Tania, è vestita con un elegante tuta bianca, firmata da Dolce e Gabbana”. L’idea, alquanto originale, che la ragazza si presenti in tuta bianca a ricevere gli ospiti dell’albergo è certamente resa più chic dalla firma del duo siciliano, completamente votato alla vestizione di alcuni dei migliori artisti della scena posh occidentale. Anche gli irlandesi si sono fatti catturare dal fascino della Transnsistria. Des Grant, boss di eircom.net, ha definito la regione “Il gioiello nascosto dell’Europa” dopo esserci stato varie volte dopo la prima del 2003. Addirittura la Bbc ci dà conferma della grandiosità economico-liberale dello stato comunista. “I Moldavi – scrive Simon Reeve incurante della tattica del terrore usata dagli abitanti di Chisinau –, mi avevano messo in guardia da uomini armati ed affamati in giro per le strade”. Un’immagine da fine del mondo che il coraggioso inviato della televisione inglese vede sfatata dall’idillio della capitale. “Invece i viali alberati di Tiraspol erano pieni di caffè e ristoranti”.

Chiudiamo con una nota della Associated Press del 2006, da cui si evince che al meglio non c’è mai fine. Mara D. Bellaby, durante una visita settembrina, ebbe a verificare che la vita non era così miserabile. “In una domenica pomeriggio assolata, la gente si assiepava in una pizzeria sulla strada principale ed entrava e usciva da Mickey’s, che pubblicizzava 16 tipi di salse per arricchire gli hamburger”. E’ proprio vero. Di questi tempi la libertà si misura sul diametro e gli ingredienti dei cheeseburger.

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