Il “disastroso” viaggio sulla luna: un ipotetico film

Il secondo allunaggio

(Pubblicato la prima volta su sabatoseraonline.it il 15 luglio 2009)

L'equipaggio dell'Apollo 11Il cinema si è sempre interessato poco al viaggio dell’Apollo 11, considerandolo forse troppo noto e “visto” per essere rimasto misterioso quel tanto da diventare attraente per il pubblico. Molto meglio le disavventure dell’Apollo 13 con quella frase, ormai entrata nel linguaggio corrente, “Houston abbiamo un problema”, che aleggiò nello spazio gettando nel panico e nello sconforto i protagonisti di quella missione. Se, però, il cinema avesse dato un’occhiata alle vicende di quel mitico primo allunaggio con passeggiata annessa, avrebbe trovato numerosi spunti di interesse per raccontare un divertente kolossal spaziale di pura adrenalina.

Il volo dei tre eroi, che ricordiamolo pure si chiamavano Neil Armstrong, Michael Collins e Edwin E. “Buzz” Aldrin Jr., partì sotto ottimi auspici. Il mondo li guardava, un sacco gente si era assiepata lungo le spiagge e le autostrade vicine al ponte di lancio, era il 1969 quindi possiamo ben immaginare falò e danze colorate, 600milioni di persone (su 3 miliardi di abitanti della Terra) guardavano la missione alla tv. Anche Richard Nixon era davanti ad uno schermo seduto nella Stanza Ovale della Casa Bianca. Un inizio col botto, inquadrature di un’umanità pronta a gettare per sempre lo sguardo oltre l’ostacolo, migliaia di storie che in quel momento si abbracciavano in un’unica speranza di futuro.

Il volo fu perfetto, una crociera spaziale di gran lusso, con i tre astronauti chiusi nelle loro tute a guardarsi attorno mentre la Terra si allontanava e la Luna diventava sempre più grande. Una volta entrati nell’orbita del satellite, che percorsero una trentina di volte, i tre uomini videro il punto in cui sarebbero dovuti scendere ed allunare: uno spazio a sud del Mare della Tranquillità, ad una ventina di chilometri di distanza dal cratere Sabine D. Un posto scelto in parte perchè piuttosto piatto e liscio e in parte perchè si trovava in un punto particolarmente interessante per le attività extraveicolari.

Stacco sui saluti e le battute nervose che i tre compagni d’avventura si scambiano mentre Armstrong e Aldrin si preparano ad entrare nel modulo lunare che li porterà giù verso il satellite terrestre. Dopo aver addocchiato il punto di discesa l’Eagle si stacca dal modulo di comando Columbia e Collins, rimasto solo su quest’ultimo, dà un’ultima occhiata alla navicella che gli ruota di fronte per verificare che non ci siano danni. Dentro all’Eagle, pronti a scendere, ci sono Armstrong e Aldrin, che “scalpitano” per farsi quella famosa passeggiatina. Mentre si avvicinano alla superficie, però, i due astronauti si accorgono che hanno superato il punto di contatto scelto nel programma. Panico. Quei quattro secondi di ritardo sulla tabella di marcia li avrebbero portati in una zona sassosa e piuttosto scoscesa. Il rischio è quello di rompere il modulo e rimanere per sempre sulla Luna. Una prospettiva poco allettante. Armstrong, allora, prende in pugno la situazione: attiva il controllo semiautomatico e mentre Aldrin gli dà indicazioni su velocità e altitudine, porta l’Eagle in un punto sicuro, con circa una trentina di secondi di autonomia sulla benzina. Mezzo minuto più tardi e sarebbe seguito uno schianto. Nelle missioni successive, tanto per star tranquilli, sui moduli d’allunaggio furono sistemate un paio di taniche di benzina in più. Armstrong e Aldrin ringraziano.

In un film, a questo punto, si tirerebbe un po’ il fiato, e ci si godrebbe la passeggiata con tanto di battute scherzose. Le parole con cui Charles Duke, che teneva i contatti con gli astronauti dalla terra, rispose alla conferma dell’allunaggio da parte di Armstrong sembrano scritte apposta per un film: “Avete fatto quasi diventare blu un paio di ragazzi qui… stiamo respirando di nuovo… grazie mille!”.

Dopo la passeggiata, trascorsa in una “magnifica desolazione”, in cui i due “ragazzacci” fecero anche un paio di saltelli a canguro, si doveva tornare sul modulo e rientrare alla base. Non avevano però fatto i conti con le tute e un piccolo lavorino di manutenzione sull’Eagle che, come in ogni storia d’azione che si rispetti, avrebbe creato non pochi problemi. Le soglie della porta del modulo lunare, infatti, erano state ridotte di qualche centimetro senza tenere conto che le tute degli astronauti sarebbero rimaste le stesse di sempre. Così Aldrin muovendosi all’interno della cabina dopo aver caricato le scatole con gli esemplari lunari prima del giusto riposo, accidentalmente spaccò la leva che avrebbe permesso loro di far ripartire i motori. Per la seconda volta il piccolo equipaggio rischiava di rimanere per sempre sulla Luna.

Come potevano dar energia ai propulsori senza la leva d’avviamento? In aiuto ai due venne un’idea alla MacGyver: una penna a sfera che, infilata nel varco lasciato libero dalla leva, riuscì a muovere il pulsante. Il modulo lunare ripartì sette ore dopo lasciando sulla superficie della Luna una bandiera americana, una targhetta dell’Apollo 1 e una placca con i disegni della Terra e la scritta “Qui uomini della Terra hanno posto i loro primi passi sulla Luna, Luglio 1969 A.D. Veniamo in pace per tutta l’umanità”. In una scatola poi rimasero sul satellite un ramo d’ulivo e un disco su cui erano incise le voci di Eisenhower, Kennedy, Johnson e Nixon con quelle di altri 73 capi di stato del mondo. Un regalo utile per gli eventuali alieni che, nel caso fossero passati da quelle parti, avrebbero trovato la bandiera americana sdraiata sulla superficie. Mentre risalivano, infatti, il vento sollevato dai motori la fece garrire violentemente per poi farla cadere. Per sicurezza, la successiva missione Apollo piantò la bandiera un po’ più distante dal Modulo Lunare.

I tre astronauti tornarono tranquillamente sulla Terra il 24 luglio e furono subito messi in quarantena mentre il modulo Eagle continuava la sua orbita attorno alla Luna, sulla quale qualche tempo dopo tornò, ultimo regalo della missione Apollo 11 allo spazio.

Titoli di coda.

(Nella foto in alto il modulo lunare, nello sfondo, e Charles Conrad che traffica sulla Luna durante la spedizione dell’Apollo 12)

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